(di Giuseppe Messina)

«La volontà delle vittime di denunciare e di costituirsi parte civile nel processo è un importante segnale a tutti gli imprenditori e commercianti della provincia di Agrigento affinché, sostenuti dallo Stato e dalle Associazioni antiracket e antiusura, riconquistino il proprio diritto a fare impresa senza condizionamenti criminali». Lo afferma SOS IMPRESA SICILIA, costituitasi parte civile al processo contro due fratelli imputati di usura e tentata estorsione ai danni di alcuni imprenditori di Canicattì. Gli interessi usurari richiesti erano pari al 10 per cento mensile e il danno subito dalle parti offese ammonta a diverse decine di migliaia di euro. Gli imputati si trovano attualmente uno agli arresti domiciliari, l’altro detenuto presso il carcere “Pasquale di Lorenzo” di Agrigento.

All’udienza preliminare, tenuta presso il Tribunale di Agrigento, erano presenti in segno di vicinanza alle vittime: il vice presidente nazionale di SOS IMPRESA, Pippo Scandurra; il coordinatore regionale della Rete per la Legalità, Pippo Foti; l’imprenditore Eugenio Di Francesco che, dopo la tragica uccisione del fratello Piero, ha animato il movimento antiracket a Riesi e in provincia di Caltanissetta.

Le indagini sono state condotte in maniera brillante dal p.m. Elenia Manno della Procura di Agrigento e dal Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento e dalla Compagnia dei Carabinieri di Canicattì.

Il giudice dell’udienza preliminare, Stefano Zammuto, ha accolto la costituzione di parte civile di due imprenditori vittime (difese dall’avv. Calogero Meli del Foro di Agrigento) e dell’associazione antiracket e antiusura SOS IMPRESA SICILIA, presieduta da Matteo Pezzino (avv.ti Fausto M. Amato e Natalija Bukumirovic di Palermo), disattendendo l’opposizione della difesa degli imputati (avv.ti Giovanni Salvaggio di Agrigento e Francesco M. Marchese di Catania). L’udienza è stata rinviata al 24 luglio per l’interrogatorio dell’ imputato detenuto e la scelta del rito del processo.

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