di Roberto Dall’Acqua

“È una nuova giornata” quella che indica il singolo“Quello che mi hai insegnato” di NEVRUZ (Engine Records), un atto d’amore nei confronti della sua professione di musicista.

Una carica emozionale e una fantasmagorica grinta per celebrare un amore che si festeggia ogni giorno e ogni notte: “Per arrivare al mattino ci sono due vie immaginarie/serve la notte per fare ritorno e bisogna saper scegliere” è un incanto di attacco che ci fa perdere nel tempo “che è un puntino soltanto e gli anni somiglian a un tango che dura un secondo”.

Amore e poi ancora amore – un brano che sgorga il più puro dei sentimenti – perché insegna “a giocare e a cadere sul prato/perché per avere un futuro bisogna avere un passato” con un sole che spinge lontano e che è il nostro principale motore della vita. Dove pause e vento condiscono i ritmi dell’esistere, con un sottofondo musicale “leggero” o “increspato”.

Le parole – che non sono parole che vanno inventate suonate, copiate e cantate – sono un inno all’amore e alla nostra esistenza di uomini e donne amanti del quotidiano e di quello straordinario ricordo che è il nostro ieri e la vivida costante memoria del nostro oggi.

Non conosco bene Nevruz, forse anzi nella mia vasta ignoranza musicale è la prima volta che lo ascolto. O almeno la prima volta che lo ascolto e non lo sento solo come un rumore sommesso e non identificabile.

Ora, Nevruz, è un totem, dotato di forza e poteri magici, che fa rima nel mio cuore con poeta. Poeta della musica.


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